Le feste, le sagre, le ricorrenze ...
"Le feste e le sagre come miscela di cultura, storia, tradizioni".
Le nostre feste e le nostre sagre non sono semplici celebrazioni fini a se stesse ma espressione di valori specifici, legati spesso al cibo ma anche alle tradizioni ed alla cultura. A quell’insieme di saperi, di capacità, di storia, di talenti che, tutti insieme, rappresentano quel patrimonio di una comunità che anche l’UNESCO ha definito e valorizzato come BENI CULTURALI IMMATERIALI.
Se le osservate bene, infatti, vi accorgerete che spesso sono legate alle tradizioni contadine e al succedersi delle stagioni, al cibo tradizionale e ai prodotti del territorio, alle esperienze delle comunità (ad esempio forti movimenti migratori) e, spessissimo alle tradizioni religiose (che, spesso, si intrecciano in maniera indistinguibile a quelle contadine).
Oggi, nell’epoca post moderna, hanno anche un significato più sociale: fare comunità, impegnare un intero paese a lavorare insieme per un progetto comune ricreando una comunità che guarda soprattutto al futuro.
IL CALENDARIO DELLE FESTE E DELLE SAGRE
In questa sezione mettiamo a disposizione il calendario delle sagre e delle manifestazioni della Val di Vara, formando un percorso che attraversa tutto l'anno, naturalmente con particolare riferimento alla stagione estiva. E' possibile chiedere la condivisione del calendario in modo di averlo sempre a disposizione anche sul proprio smart phone.
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La sagra del fungo porcino a Tavarone
I celebri funghi di castagno li troverete alla Sagra del fungo di Tavarone, frazione di Maissana. I fitti boschi che circondano il paese sono il luogo perfetto per i funghi, qui crescono prima di essere raccolti e preparati secondo le ricette locali.
Come ogni sagra che si rispetti sono presenti gli stand dove assaggiare le gustose specialità a base di funghi cucinati secondo la tradizione locale. Sentirete odore di sugo di funghi e potrete provarlo con la polenta e le tagliatelle, troverete anche funghi fritti e trifolati e funghi come contorni di altri piatti
La sagra dell'asado a Piana Battolla
Noi non sapevamo nemmeno cos’era l’Asado”.
Una volta l’anno a Piana Battolla vi trovate magicamente trasportati in un altro continente. Succede intorno a Ferragosto, e alla vicina ricorrenza del patrono San Rocco, quando vicino al fiume Vara vi troverete alla Sagra dell’Asado. Sul finire della guerra molte persone sono emigrate in Argentina, tra terra e edilizia, fino ai tempi di Perón, in particolare a Buenos Aires. Qui hanno assorbito la cultura e la tradizione dell’Asado, e l’hanno portata in Italia negli anni Sessanta durante le migrazioni di ritorno, rendendola una vera e propria istituzione gastronomica locale. L’Asado racconta un pezzo di storia importante, di quegli italiani che sono partiti e emigrati sì, ma con il pensiero costante di far ritorno a casa un giorno, perché come ha detto uno di loro “nel quartiere dove stavamo parlavamo pianabattolese e non vedevamo l’ora di ritornare perché alla fine l’italiano vuole morire a casa sua”.
L’Asado non è un taglio di carne ma un metodo di cottura molto comune in tutto il Sud America. Solo che contrariamente a quel che generalmente si pensa, non si usa solo per la carne, ma anche per il pesce. La parola stessa significa proprio “cotto alla griglia”, cioè alla brace, a fuoco lento, secondo tecniche ben precise, che gli italiani hanno appunto imparato in Argentina e fatto proprie.
A Piana Battolla si prepara l’Asado principalmente con la costata di manzo o di vitello (più raramente la pancia), cotta con sale e pepe, posta con la brace tutta intorno, su carbone argentino, per ore. L’Asado, infatti, si caratterizza proprio per i suoi tempi di cottura estremamente lunghi, visto che per la sua preparazione ci vogliono almeno sei ore. “Ingredienti a parte, ci vuole soprattutto pazienza!”, ci ammoniscono i pianabattolesi.
Forse, le parole migliori per descrivere l’Asado sono quelle ritrovate in una lettera di un emigrato dei primi del ’900, che spiega sapientemente il procedimento di cottura: “Per terra c’era una grossa buca con dentro della brace…sui bordi della buca ci apogiamo una grada di ferro che pare quella che ci secano le castagne…poi ci metono dei grossi pezi di carne di scaramela di manzo con l’ osso dalla parte del disotto e la carne si volta e cuoce piano piano…”.
Oggi si mangia anche nelle case, in occasione di feste o serate conviviali tra amici, perché così è stato tramandato da una generazione di migranti all’altra; l’importante è avere una brace e uno spazio all’aperto.
In abbinamento all’Asado non deve mai mancare tassativamente il cimiciurri o cimichurri, una salsa dalla ricetta segreta, tipicamente argentina. Ognuno ha la sua personalissima versione, ma gli ingredienti principali sono: aglio, prezzemolo, maggiorana, salvia, rosmarino, olio, aceto caldo e zenzero, schiacciati e consumati al momento.
tratto da www.ilgiornaledelcibo.it
L'infiorata del Corpus Domini a Brugnato
Il percorso delle vie principali del paese, senza soluzione di continuità, per quasi un chilometro di sviluppo, si riveste di un vasto tappeto floreale, con disegni creati dalle varie contrade, e ispirate a temi religiosi e eucaristici che, secondo la libera fantasia dei creatori, celebrano Gesù nell’Eucarestia.
La passione e l’entusiasmo della gente, il competente lavoro di ricerca ed applicazione, la faticosa partecipazione di cittadini di ogni età, costituiscono invece un grosso fatto popolare, dove comunione di intenzioni, organizzazione mirata e collaborazione spontanea, confluiscono nel tutto unico dell’organizzazione finale: i meravigliosi tappeti che si offrono agli sguardi ammirati dei numerosi visitatori e turisti che affluiscono da ogni parte della provincia e non solo.
L’infiorata è il risultato di un complesso e difficile lavoro che richiede, nei giorni immediatamente precedenti la manifestazione, l’opera di molte persone, che a gruppi, si distribuiscono i compiti e si attivano nella ricerca e raccolta dei fiori, nello studio dei bozzetti, per creare sempre nuovi disegni, nella predisposizione di eventuali strutture antipioggia e antivento. Il giorno del CORPUS DOMINI, infine, i bugnatesi, di buon mattino, iniziano il lavoro sulle strade, chini a terra, per disegnare i motivi decorativi e deporre migliaia e migliaia di petali multicolori, capaci di produrre i magici ed effimeri capolavori, carichi di suggestioni emotive e culturali, che ogni anno riescono ancora a stupire oltre che per la loro bellezza anche per la vasta panoramica dei temi ispiratori, determinati da una sensibilità culturale e umana, talora ingenua e commovente.
La sagra del vino a Tivegna
La Festa del Vino di Tivegna nasce nel 1970 come uno degli strumenti messi in campo dalla nascente Pro Loco per battere lo spopolamento che da pochi decenni iniziava a spopolare il paese, mantenere salde le tradizioni e, non ultimo, mettere in evidenza un prodotto che da sempre caratterizzava il borgo: lo splendido vino, soprattutto bianco, di tutti i suoi produttori. I primi anni si svolge nell’orto dell’antico palazzetto – già casa del castellano – del dottor Carletti che fu uno dei propugnatori dell’idea, per poi trasferirsi nell’Aia della Corte, la Piazza Principale del Paese, l’aia per tutti gli abitanti.
L’esperienza assunse fin dall’inizio i toni di una attività dell’intera comunità paesana, in cui le famiglie partecipavano attivamente nel preparare le pietanze da offrire agli ospiti e discutevano accesamente i giudizi sui vini che eleggono ogni anno il miglior prodotto. L’impegno dura per settimane con gli uomini impegnati nella messa in opera delle strutture necessarie alla festa e le donne nei preparativi culinari. Poi, i magici giorni della festa, il primo fine settimana del mese di settembre, in cui ognuno trova il proprio posto, dai più giovani al servizio ai tavoli ai più anziani impegnati nel difficile ruolo di giurati. E quindi l’organizzazione delle mostre … della musica … delle attività di animazione per i bambini …
Torna come ogni anno la Sagra del Vino di Tivegna, giunta alla 49^ edizione: da Giovedi 29 Agosto a Domenica 1 Settembre 2019 il paese di Tivegna si illumina a festa in onore del Dio Bacco.
La Sagra del Vino, nata nel 1970 grazie ai viticoltori tivegnini, ancora oggi è una delle sagre più rinomate del territorio spezzino. Oltre al Vino, protagonista in ogni senso, ci sono diversi prodotti tipici che ormai deliziano il palato dei tantissimi partecipanti che ogni anno prendono d’assalto Tivegna: i ravioli fatti in casa dalle donne del paese hanno raggiunto il totale di 35.000 unità… e poi gli sgabei, le frittelle di Baccalà, i bomboloni, la carne in croce e la cotoletta alla Tivegnina, con il suo misterioso ingrediente: tutti sanno le basi, ma pochi conoscono il segreto di quel “pizzico in più”. Moltissimi provano ad indovinare, ma nessuno ancora ci è riuscito… e per ora il segreto rimane in cucina.
Valle Bio Festival a Varese Ligure
Il percorso delle vie principali del paese, senza soluzione di continuità, per quasi un chilometro di sviluppo, si riveste di un vasto tappeto floreale, con disegni creati dalle varie contrade, e ispirate a temi religiosi e eucaristici che, secondo la libera fantasia dei creatori, celebrano Gesù nell’Eucarestia.
La passione e l’entusiasmo della gente, il competente lavoro di ricerca ed applicazione, la faticosa partecipazione di cittadini di ogni età, costituiscono invece un grosso fatto popolare, dove comunione di intenzioni, organizzazione mirata e collaborazione spontanea, confluiscono nel tutto unico dell’organizzazione finale: i meravigliosi tappeti che si offrono agli sguardi ammirati dei numerosi visitatori e turisti che affluiscono da ogni parte della provincia e non solo.
L’infiorata è il risultato di un complesso e difficile lavoro che richiede, nei giorni immediatamente precedenti la manifestazione, l’opera di molte persone, che a gruppi, si distribuiscono i compiti e si attivano nella ricerca e raccolta dei fiori, nello studio dei bozzetti, per creare sempre nuovi disegni, nella predisposizione di eventuali strutture antipioggia e antivento. Il giorno del CORPUS DOMINI, infine, i bugnatesi, di buon mattino, iniziano il lavoro sulle strade, chini a terra, per disegnare i motivi decorativi e deporre migliaia e migliaia di petali multicolori, capaci di produrre i magici ed effimeri capolavori, carichi di suggestioni emotive e culturali, che ogni anno riescono ancora a stupire oltre che per la loro bellezza anche per la vasta panoramica dei temi ispiratori, determinati da una sensibilità culturale e umana, talora ingenua e commovente.
Sagra del Raviolo a Sesta Godano
Tutti gli anni a "Sesta Godano, presso il parco comunale S.Pertini, va in scena il gusto con l'ormai tradizionale sagra del raviolo, giunta ormai alla sua nona edizione, a cura di Proloco Sesta Godano e frazioni.
L'evento vede come protagonista indiscusso il raviolo, re della tavola della festa.
Perché proprio a Sesta Godano? Lo abbiamo chiesto al cuoco storico della manifestazione, Severino.
Il Raviolo o tordello, pansotto, riconosciuto con i diversi nomi che le tradizioni gastronomiche regionali gli hanno attribuito, nasce nel medioevo a cavallo fra l'appennino ligure-tosco-emiliano. A Sesta Godano, terra di confine fra tre fra le tre regioni, dove le tre tradizioni gastronomiche si incontrano nelle lotte di potere dei diversi potentati rinascimentali, il raviolo pare trovare la sua propria identità negli ingredienti che ne contraddistinguono impasto e ripieno, ben accompagnati dalla tipica forma che qui risponde alla tradizione ligure - perché il buon mangiare in Italia va in scena, non soltanto nel connubio di sapori, ma anche nell'equilibrio di colore e forma.
La sagra ce lo presenta in tre differenti tipologie: di magro con borragine e ricotta - di provenienza dai caseifici locali - , di carne - biologica in omaggio alla tradizione della nostra valle - e di carne e verdura. Buono di per sé, Sua Maestà si introna nel piatto alla sagra di Sesta Godano, ammantato di salsa di noci, al ragù o con i funghi del Monte Gottero, secchi o freschi secondo disponibilità, gentilmente concessi dal Consorzio locale. Accomuna ogni tipologia il lieve aroma del timo, l'erba persa, che fra le rocce degli alpeggi liguri, ben esposti alla brezza marina, trova il proprio habitat ideale.
L'invito è quindi a partecipare alla Sagra del Raviolo di Sesta Godano, accostando la bocca alla forchetta con tutto il rispetto che si deve ad un ospite di rango che in Alta Val di Vara trova la propria casa."
Tratto da www.eventiesagre.it